Peter Zumthor

peter_zumthor

Ancora oggi, dopo tanto tempo, posso dire che e’ il mio architetto preferito. E’ cupo, scontroso, superbo ma è anche geniale.

Le sue architetture sono poche, ma come dice qualcuno riferito alle parole, quando progetta…sono pietre!

Come poter non rimanere sconvolti dalla complessa semplicità e dall’aria mistica delle terme di Vals, o ancora della cappella a Sogn Benedetg…incredibile.

In attesa di alcune foto scattate nelle nostre visite, propongo ad ognuno di inserire un commento personale alle sue architetture viste.

Non è un caso il fatto che ho inserito questa pagina oggi. Fra due settimane circa infatti sarò di nuovo alle terme ma questa volta visiterò anche la parte riservata alle cure estetiche (non che io ne abbia bisogno )

Museo d’Arte a Bregenz in Austria

Centro per l’Arte progettato nel 1998.

L’edificio si inserisce con naturalezza nel panorama di Bregenz, nell’isolato tra Kornmarkstrasse, Kornmarkplatz e See-strasse che ha un carattere particolare: è come se qui la città fosse avanzata prudentemente verso il lago, senza un margine definito ma soltanto attraverso interventi puntuali, risalenti già all’età barocca. Non si registra una massiccia edificazione ottocentesca, quanto piuttosto una sequenza di spazi cresciuti lentamente, con punti di snodo delicati.

L’edificio si compone di uno scheletro portante in cemento e di un rivestimento costituito da una parete ventilata in pannelli di vetro traslucido. Vi è accorpato un basso edificio dell’amministrazione e dei servizi, perpendicolare alla Kornmarktstrasse, che da origine a una nuova piazza. Grazie all’accorpamento degli ambienti secondari e di servizio come l’amministrazione, la biblioteca, lo shop, la caffetteria, la libreria, è stato possibile concepire il Kunsthaus come un vero e proprio museo e spazio mostre a conformazione variabile. Al suo interno si è dovuto rinunciare, a causa della limitatezza dello spazio, alla classica sequenza di sale a illuminazione zenitale, cioè la distribuzione orizzontale è stata sostituita dalla sovrapposizione delle sale. Peter Zumthor ha creato una concatenazione verticale, in modo da salvaguardare il principio del percorso continuo. L’itinerario di visita a forma di spirale, non raggiunge le sale assialmente ma tangenzialmente: in questo modo si può cogliere ogni sala con un solo colpo d’occhio.

L’architetto punta su una qualità di luce diffusa in modo che all’interno delle sale si creano zone di illuminazione differenti ma nessuna ombra. I materiali scelti in questo edificio perseguono un intento di sobrietà e armonia infatti la pavimentazione è in graniglia, priva di giunti e grigia (in tonalità diverse a seconda delle sale), e il cemento appare sempre del caratteristico colore grigio morbido. Le murature portanti in cemento armato, attraversate da un sistema di tubature, hanno la funzione di provvedere al riscaldamento o al raffreddamento grazie alla temperatura costante dell’acqua che le attraversa. All’esterno, attraverso le strutture del Kunsthaus e del padiglione dell’amministrazione, lo scheletro e il rivestimento fanno il loro ingresso nello spazio urbano con un rapporto sia di antagonismo sia di armonia. Lo scheletro dell’edificio nero a due piani, con i grandi elementi scorrevoli e lo stretto fronte verso strada, annuncia in materia discreta ciò che al suo interno di questa costruzione la luce diventa tema spaziale. La struttura a scandole di vetro rappresenta un filtro per la luce permeabile all’aria e alle condizioni atmosferiche, è il limite esterno di una fascia che permette alla vista di spaziare a profondità diverse, e che ugualmente segna il confine dell’interno verso l’esterno.


Cappella a Sogn Benedetg in Svizzera

Una piccola chiesa in legno sperduta tra le montagne della Surselva, testimonia la presenza di una nuova architettura svizzera, fatta di forme semplici, di materiali antichi, di particolari costruttivi raffinati e soprattutto di paziente lavoro.

La chiesa, progettata nel 1988 dall’architetto Peter Zumthor, sorge su un colle, sopra le case del villaggio Sogn Benedetg. La nuova cappella adotta come le chiese antiche, in quanto luogo sacro, una forma architettonica particolare che la distingue dagli edifici secolari. Sorge in un luogo privilegiato dalla topografia locale, ma in particolare si distacca dalla tradizione delle chiese locali perchè è costruita in legno. Il campanile, affiancato alla chiesa, è una costruzione simile a una scala a pioli di legno che piano piano si stacca dal fondo e si staglia sul cielo.

Peter Zumthor crea un oggetto architettonico contemporaneo, costruito in modo atipico tuttavia radicato profondamente nella storia dell’architettura e che, nonostante la sua estraneità, innesca ricordi che sembrano essere più preziosi di qualsiasi citazione diretta di una forma antica.

La chiesa è un edificio a un solo ambiente a forma di foglia o di goccia, orientata da est a ovest. Esterno e interno si corrispondono perfettamente. Questa corrispondenza è al contempo semplice e complessa perchè all’esterno la sagoma dell’edificio è slanciata mentre l’interno è arrotondato e introverso.

Dal punto di vista tecnologico la cappella si presenta come una costruzione in legno. Il pavimento di assi è lievemente bombato, appoggia liberamente sul telaio di travi e molleggia sotto il peso dei passi. Questo risuona come se fosse vuoto, e banalmente alcuni potrebbero pensarlo sospeso su uno spazio sottostante inutilizzato, non rendendosi conto che è proprio il vuoto il segreto della costruzione. Trentasette montanti in legno circondano la forma a foglia del pavimento e definiscono lo spazio. Sostengono il tetto che è una struttura, in legno anch’essa, a vene e nervature simili a quelle di una foglia o a centine di uno scafo di barca. Dietro ai montanti si sviluppa la curva della parete perimetrale argentea, costruita e dipinta come un panorama astratto di luce e ombra. Una croce di sottili lamelle davanti alle finestre modella la luce che dall’alto piove sotto il baldacchino. L’epidermide argentea della parete è rivestita all’esterno da scandole.

 


Bagni termali a Vals in Svizzera

Le terme di Vals sorgono in un villaggio isolato nei Grigioni, alla fine di una conca valliva a 1200 metri sul livello del mare. Risorsa importante di questo piccolo villaggio è l’acqua termale che sgorga dalla montagna a 26 gradi centigradi. E’ stato qui eretto a scopo turistico un complesso alberghiero con un nuovo bagno termale.

La nuova costruzione, iniziata nel 1994 e inaugurata alla fine del 1996, è un grande volume in pietra, coperto di erba, incastrato nella montagna con cui forma un tutt’uno. Un soggetto solitario che si oppone all’integrazione con le strutture esistenti, per lasciare emergere ciò che, in relazione al tema, appariva più importante: esprimere un intenso rapporto con la sua imponente topografia. Nello sviluppare questa idea, l’edificio trasmette l’impressione di essere più vecchio della costruzione che gli sta accanto, una presenza senza tempo nel paesaggio.

Peter Zumthor dice che le Terme di Vals “…non sono un’esibizione di giochi acquatici alla moda; esprimono (…) la silenziosa, primaria esperienza del bagnarsi, rilassarsi nell’acqua, del contatto del corpo con la pietra e con l’acqua a diverse temperature in differenti situazioni..” (Peter Zumthor, 1997)

E’ un edificio isolato seminterrato, indipendente dall’albergo esistente al quale è collegato soltanto attraverso un passaggio sotterraneo asfaltato. Superato il cancello di ingresso, si percorre il corridoio che conduce agli spogliatoi e alle docce. La parete di destra, verso monte, come tutte le altre parti della costruzione a diretto contatto con il pendio, è realizzata in cemento liscio, dalla superficie velluatata. A intervalli regolari l’acqua sgorga direttamente dalla “montagna” attraverso sottili tubi d’ottone e lascia sul cemento strisce rosso brune dovute alla sua componente ferrosa. Passando attraverso gli spogliatoi, si giunge a una galleria trasversale lunga e stretta da cui si gode dal primo sguardo d’insieme sulla sala centrale. Una rampa parallela alla galleria conduce al livello dell’acqua. Questo è l’unico punto nella costruzione in cui si percepisce la costruzione della montagna retrostante. Intorno al bacino centrale vi sono quattro grandi pilastri di varie dimensioni disposti come quinte, circondati a loro volta, a una certa distanza, da un’altra corona irregolare di pilatri. Di questi ultimi, quelli verso valle delimitano due grandi logge da cui si gode la vista del suggestivo panorama delle montagne, mentre gli altri individuano stretti spiragli verso l’albergo o verso la piscina esterna. La configurazione dello spazio è rilassante ed emozionante al contempo. Un movimento circolare parte dal centro della vasca e raggiunge la sua accellerazione massima agli angoli dell’edificio. Anche la piscina all’aperto, con la sua disposizione a patio, risponde al medesimo principio, benchè in modo più sciolto e con più agio.

Per quanto riguarda l’acqua è a temperature diverse, non sgorga direttamente dalla montagna, ma attraverso complessi meccanismi e impianti, filtrano e trattano l’acqua contenuta in un grande serbatoio prima di immetterla nei bagni.

Dal punto di vista architettonico la stratificazione uniforme della pietra da l’impressione di una costruzione monolitica. Zone di circolazione, pavimentazione delle piscine, soffitti, scale, sedili, aperture, tutto è dominato dal principio della stratificazione. In questo edificio viene studiato un muro composito formato da liste di pietra naturale (Gneis di Vals, estratta a 1000 metri più in alto nella valle) tagliate sottilmente. La struttura stratificata delle pareti di pietra trasmette un senso di levità non meno che di pesantezza. Questi muri non sono propriamente in pietra, poichè le scaglie verdi formano una sorta di rivestimento che, tuttavia, analogamente a quanto accade nei muri di rivestimento alpini, si è trasformato nel “muro composito di vals”, dato che il calcestruzzo aderisce monoliticamente alla parete di pietra. I singoli listelli del muro composito non sono trattati come blocchi e volumi, ma si presentano in strisce sottili r lievemente sfalsate in superficie, producendo un leggero disegno a rilievo, che mira a dare l’idea di un tessuto. Poichè l’unione di pietra e cemento è percepibile, ne deriva l’impressione tranquillizante che si tratti di un tessuto dotato di profondità, ovvero di un tessuto strutturale, resistente nel tempo. In particolare, i grandi pilastri che racchiudono lo spazio, lo liberano in modo graduale e sostengono le lastre in cemento della copertura, asimmetricamente aggettanti. Le soluzioni tecniche dell’edificio in questione come l’impermeabilizzazione dei pavimenti e delle piscine, canali di troppo pieno e per la pulizia, riscaldamento, condotti per l’aria condizionata, isolamento termico e giunti di espansione sono stati progettati in modo da rafforzare l’aspetto monolitico e omogeneo della struttura, inseriti nella tessitura degli strati o nei giunti della massa di pietra oppure incorporati nelle pareti di pietra e cemento.